il carnevale (inutile negarlo) incarna nella sua essenza l’aspetto comico ed assieme amaro di ogni esistenza umana: è forse anche per questo che lo si celebra in ogni angolo del pianeta trasfigurando ciò che da religioso è divenuto ben altro, così, tanto per ricordarsi la natura caduca del nostro tempo e per farci sopra una grassa risata. uno di questi spigoli del globo che si sta preparando ai festeggiamenti è di certo New Orleans: sono certo che nei prossimi giorni nella Crescent City sfileranno in parata carri, travestimenti e le immancabili marchin’ brass band. e fra queste andrebbe di certo tenuta d’occhio la line-up degli Hot 8 Brass Band.
è finalmente sul finire dell’anno scorso che questo collettivo di giovani musicisti afro-americani è riuscito a dare alle stampe il loro secondo lavoro per l’etichetta inglese Tru Thoughts dopo l’esordio (Rockin With The Hot 8) risalente all’ottobre 2007. dalla loro fondazione (nel 1995) fino a giungere a questo secondo disco è accaduto davvero di tutto (a loro e non solo a loro): e se per qualsiasi cittadino di New Orleans l’uragano Katrina rappresenta l’apice di una tragedia collettiva e sociale condivisa, a questa, i membri degli Hot 8 debbono aggiungere il dolore amaro e personale della perdita di quattro membri della formazione originale (tre di questi in violente sparatorie e uno a causa dell’ipertensione). come se non bastasse il trombettista Terrell Batiste ha perso gli arti inferiori in un incidente d’auto!
per ingoiare tutto questo e continuare ad aver voglia di soffiare dentro ad un ottone è necessaria una rabbia consapevole e socialmente attiva, una capacità di seppellire il fiele della vita sotto una fasulla zuccherosità carnascialesca. la vita della Hot 8 Brass Band continua e la lotta non si arresta: è bene dire a questo punto che nel 2004 il trombonista Joseph “Shotgun Joe” Williams (membro del gruppo) fu ucciso dalla polizia nelle controverse circostanze di un posto di blocco. gli Hot 8 non hanno certo dimenticato e anche nel nuovo disco non fanno mancare la denuncia di queste colpe.
The Life & Times Of… (Tru Toughts, 2012) è un disco vitale e carnale che apparentemente nasconde le ferite aperte di questi otto giovinastri cresciuti troppo in fretta all’amaro sapore dell’essere afro-americani negli Stati Uniti, ed in particolare a New Orleans. i ragazzi hanno saputo abbeverarsi alla inesauribile fonte sonora che la città sgorga da oltre un secolo ma, allo stesso tempo, sono figli di una generazione che è cresciuta con l’hip hop, le gang e tutta la musica nera degli ultimi vent’anni. e si sente. l’anima della brass band è irrorata di funk, di jazz e di rap (o hip hop che dir si voglia): fa capolino una chitarra elettrica (Fine Tuner) e sembra di sentire gli Earth Wind & Fire, ci sono grida belluine di incoraggiamento e di approvazione e pare di essere in un workshop di Charles Mingus, arriva l’mc e si incarna l’anima dei Public Enemy. non manca la denuncia diretta ed esplicita alla polizia (Can’t Hide from the Truth) e la dichiarazione d’amore per la città da cui provengono (New Orleans – After the City) e non mancano neppure le cover che guardano contemporaneamente al futuro ed al passato: Bingo Bango rubata al repertorio di Basement Jaxx e lo splendido singolo (Ghost Town) preso a prestito dai gloriosi Specials!
The Hot 8 Brass Band non dimenticano (il video parla chiaro) e chiedono a noi di non dimenticare. lo fanno nel modo più sgargiante facendo brillare gli ottoni alla luce del sole con nel cuore le ferite e sulle labbra un sorriso che è quasi un ghigno. un cucchiaio di miele ed uno di polvere da sparo, un assolo ed una preghiera, un sorriso e un brutto scherzo, come fosse carnevale!
buon ascolto.
The Hot 8 Brass Band The Life & Times Of…
….yeah borg. yeah…
bellissimo borg….ottetti de musica senz’osso!!!
…è quasi ‘nchilo!!! Tutto muscolo.
Che faccio lascio signò?
Io lascerei, lascerei eccome 😉
Grazie Borguez! Ciao Costantino!