Sun Araw On Patrol

mi chiedo, mi chiedono, sento chiedere e leggo in giro che in tanti si stanno chiedendo la medesima cosa: come è possibile ascoltare, metabolizzare e tenere il passo con le innumerevoli uscite discografiche che la rete rigurgita sui desktop? domanda alla quale (mi) rispondo facendo appello ad un presunto buon senso: intanto comincerei con il ricordare quel saggio contadino di mio nonno che mi vietava di lamentarmi del brodo grasso, e successivamente far presente che nulla e niente obbligano ad asoltare il tutto e l’ogni. il problema dell’abbondanza è un falso problema e più che altro una trappola: proprio in quest’oggi in cui non si è mai ascoltata così tanta musica pro capite sarebbe un delitto la superficialità e l’usa e getta. è proprio di questi tempi che bisogna aguzzare l’orecchio e affinare l’occhio e non concedersi la faciloneria di sciupare la cuccagna di cotanti suoni. Vladimir Il’ič Ul’janov avrebbe di certo saputo fare un sermone più ficcante mettendo in relazione borghesia, lotta di classe e plusvalore opulento, ma non si può più e non pare più cosa.
sta parlando un uomo adulto e vaccinato che ha formato la sua educazione sentimental musicale in tempi in cui un vinile durava una stagione intera, una canzone tutta l’estate e certi gruppi per sempre. ho vissuto un tempo in cui si facevano la file negli scaffali delle discherie, si comprava per corrispondenza dall’estero e ci si scambiavano vinili e cassette come fossero beni di prima necessità (e lo erano). quella gavetta mi è servita a comprendere cosa ero e cosa volevo, ad educare un gusto ed una sensibilità e a creare una dipendenza ed una consapevolezza che faticherò a scrollarmi di dosso. e le nuove generazioni? le nuove generazioni se la caveranno così come se la sono cavata quelle precedenti e lungi da me bacchettare fanciulle e pischelli che ascoltano musica né più né meno di come facevo io alla loro età.

è per questo che quando dal marasma discografico mi vedo giungere un disco come questo sento friggere le papille gustative e distendersi i nervi. ho l’educazione, la predisposizione e il diritto di riconoscere nel suo contenuto l’esatto grado di sorpresa e soddisfazione che richiedono le mie aspettative.
Sun Araw è lo pseudonimo dietro quale si cela il chitarrista Cameron Stallones, già in forza ai Magic Lantern. siamo sulla sponda californiana e soprattutto siamo nella scuderia Not Not Fun che già da tempo sta facendo risuonare il suo nome nell’universo alternativo (la medesima dei Pocahaunted: se fossero sfuggiti).
On Patrol giunge diretto sin dalla copertina, talmente brutta da rendersi quantomeno interessante: la materia sonora si nutre di una psichedelia blanda e bislacca nutrita di loop e ammenicoli percussivi vari che si raggrumano in apnee subacquee e cori ebbri di lontananza.

non credo sia da mettere in secondo piano una discendenza californiana che ricorda belle stagioni che furono. a quella e a molte altre derive lisergiche approdano i mantra sonnambuli che Sun Araw costruisce meticolosamente espandendo lo spettro di un viaggio possibile. viaggio immobile verso ozio e oblio, per nessuna direzione e senza fretta. permango dell’idea che sia bene non citare padri putativi e mentori di operazioni come queste: quegli organi Farfisa e quelle chitarre non sono certo nuove a chi ha masticato i recenti decenni musicali, ma è proprio per questo che lo stupore e la sorpresa si complimentano a vicenda.

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atmosfere perfette per non fare nulla, per accoppiarsi o per ciondolare sulla sabbia in attesa del torpore: i vortici creati dai loop primordiali inghiottono in pericolose spire di nullafacenza e di sonno. una di quelle epifanie che il tempo dell’abbondanza concede magnanimo e per le quali è bene chiedersi se in tempi di regime (di major) sarebbero mai potute uscire.
i nove lunghi brani sono contenuti in un singolo cd o nella versione in doppio vinile.
propongo questa seconda possibilità più consona alle musiche contenute e ai tempi evocati che furono.

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5 risposte a Sun Araw On Patrol

  1. odradek scrive:

    Abbastanza vecchio e onnivoro da poter sottoscrivere tutto. Il primo suonò come dici ti sia suonato questo. Questo come suona? Lo scoprirò solo ascoltando.
    Intanto grazie

  2. Pingback: 2010 | borguez

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