Giuseppi Logan The Giuseppi Logan Quintet

mi accodo e mi aggiungo alla lista dei fedeli fans dell’etichetta americana Tompkins Square, in buona compagnia di Fabio che non smette di tesserne sperticate lodi (e ne ha ben donde); lo faccio perché ai responsabili di questa label è dovuto il ritorno sulla ribalta pubblica di un personaggio al quale un paio di anni fa dedicai un post ramingo e solitario.
di Giuseppi Logan si sarebbero potute perdere le tracce, ma è sin troppo evidente che in molti stavano inseguendo le ignote vicende dell’artefice di quel paio di dischi (per la gloriosa ESP Disk) che segnarano gli anni ’60 e la scena jazz newyorkese. il quartetto che l’11 novembre del 1964 registrò The Giuseppi Logan Quartet è di quelli da brividi alle meningi e il disco ne è la più logica conseguenza.
normale dunque chiedersi che fine avesse fatto il visionario compositore di Dance of Satan, e ancor più logico sentirsi ripetere dalla stessa voce del nostro protagonista di non aver suonato per lunghi anni, dal 1979 al 2003, e di essersi arrangiato alla meno peggio nel ventre ignoto della metropoli che accoglie e protegge i suoi respinti. questo tempo ha segnato Logan tanto che quando è riapparso per merito di chissà chi, in molti hanno stentato a riconoscerlo.
col senno di poi si può ricondurre al sassofonista afroamericano quella buffa figura sdentata, in lunga barba bianca, che gigioneggiava a stento con i suoi strumenti proprio nel parchetto di Tompkins Square (piacevole coincidenza) chiedendo qualche spicciolo, molta comprensione e inevitabili sorrisi.

Matt Lavelle dice di averlo incontrato in un negozio di dischi e di aver immediatamente riconosciuto il suo idolo. incaricarsi della missione di prendersi cura di lui e di riportarlo in uno studio di registrazione è stata la promessa successiva. così, dopo molti portoni bussati a vuoto, finalmente l’etichetta Tompkins (deviando un poco dalla consuete scelte artisctiche) acconsente ad assoldare un quintetto e a far ritornare Giuseppi Logan sulla ribalta condivisa.

The Giuseppi Logan Quintet (Tompkins Square, 2010) vede Dave Burrell al piano, Warren Smith alla batteria, Françoise Grillet al basso e natualmente Matt Lavelle alla tromba e clarinetto. qualche standard, qualche pezzo originale, Logan che addirittura canta e molta necessaria comprensione. sì, perchè quei molti detrattori che già negli anni ’60 accusarono Logan di scarsa perizia tecnica e di incerta intonazione possono oggi prendersi una strana e inutile rivincita.
del resto rimanere lontano dallo strumento per 25 anni non poteva certo migliorare la situazione. il disco lo definirei freaky: qualcosa di assolutamente impubblicabile se non fosse che in copertina appare un nome sul quale in molti avrebbero voluto scommetere (o sperare, o sognare).
il tutto assume i tratti del ridicolo (e fa annusare business opportunista) se si getta un’occhiata al modello che sfila nella collezione di una boutique newyorkese di tendenza (si può scrivere?): Assembly New York. è uno di quei negozietti che vende accessories (perdonatemi) alla modica cirfa di 400$ e che ha incaricato il fotografo di turno per ritrarre la nuova collezione indossata dal modello Giuseppi Logan.
ma nonostante tutto questo voglio bene a Giuseppi Logan, un omino buffo quanto il nome che porta e che forse è rimasto stritolato negli ingranaggi di un mondo sin troppo triste, per lui e anche per chi scrive. resta quel disco del 1964 a decretarne il valore e questo di 45 anni dopo a sancirne (forse) il meritato riposo; nei commenti i due termini di questa parabola e a chi vuole il diritto di giudicare.

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6 risposte a Giuseppi Logan The Giuseppi Logan Quintet

  1. SigurRos82 scrive:

    Che storia strana (e ridicola, come appunto dici tu…quelle foto ‘da modello’ sono davvero di dubbio gusto…). Ma la voglia di ascoltare la sua musica mi è comunque venuta 🙂

    • borguez scrive:

      se ti ho mossa al desiderio di ascoltare il suggerimento (implicito) è dunque di partire da quello (significativo) del 1964. stagione selvaggia di suoni e idee.
      (non esattamente come oggi)

  2. Lionel Essrog scrive:

    Ho comprato l’ultimo del leggendario Giuseppi qualche giorno fa su emusic ma non ho ancora avuto il coraggio di ascoltarlo…Proprio per il timore che accadesse quello che tu hai puntualmente descritto.
    Sarà per questo che il disco non è stato pubblicato dalla Esp Disk?
    Una storia simile era capitata anche a Henry Grimes:scomparso e poi ritrovato dopo molto tempo da un appassionato di jazz.Però dal punto di vista della qualità le sue ultime cose sono abbastanza decenti(ad esempio il Profound Sound Trio su Porter Records).
    Fate bene a tessere le lodi della Tompkins Square:). D’altra parte come si fa a non amare una label che ha nel proprio catalogo gente come Robbie Basho, Peter Walker, James Blackshaw,Harry Taussig o i magnifici Imaginational anthem o People Take Warning.
    Comunque ascolterò il disco di Logan e ti farò sapere.Ma come hai fatto a scovare quelle foto?
    Saluti

    • borguez scrive:

      sai che sono curioso di conoscere il tuo rispettabile responso. spero di non averti guastato la festa e, in qualche modo, reso prevenuto.
      la mia affezione nei confronti del personaggio mi ha spinto a scriverne due righe e ad acquistare il disco. chiamiamole piacevoli delusioni.
      concordo con te su Grimes e sulla grande Porter Records (gran bella etichetta) e certamente sulla Tompkins che l’amico Fabio non smette di incensare.
      le foto giungono da perigrinazioni in rete e da alcune notizie carpite da WIRE: per quanto riguarda quelle al parco ti posso assicurare che la rete pullula. il personaggio ha trascorso molte dele ultime giornate assolate degli ultimi anni soffiando nelle sue ance nel bel mezzo del parco ed ogni buon turista (o cittadino) non si è fatto mancare uno scatto.
      se poi fai un giro su youtube puoi anche vederlo in azione nel bel mezzo del parco. buffo, dolce e malinconico.
      un saluto a te e grazie della consapevole attenzione,
      passa buone giornate festive,
      a presto

  3. Maurizio scrive:

    …mah che dire…certo sperare che dopo 45 anni facesse un capolavoro era una cosa impensabile, ma devo dire che ho trovato delle cose interessanti, forse più sui brani non originali….la composizione dei brani anni sessanta e’ purtroppo sparita….sulla bravura tecnica….mi rimango gli stessi dubbi di anni fa….

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