la radio uabab #83

Radio Sonora
la radio uabab #83
lunedì 26 gennaio 2015 ore 17,00
(replica mercoledì 28 gennaio ore 17,00)
podcast

Benjamin


Adios
Benjamin Clementine
At Least For Now (Behind, 2015)
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Of Lovers, Gamblers & Parachute SkirtsWhere Do You Come From, Dear Lady?
Taraf de Haïdouks
Of Lovers, Gamblers and Parachute Skirts
(Crammed Discs, 2015)
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Hymn of Memory
Áine O’Dwyer
Music For Church Cleaners Vol.I and II (MIE, 2015)
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Yes

Jad Fair & Norman Blake
Yes (Joyful Noise Recordings, 2015)
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Blue
Blue in Green
Mostly Other People Do the Killing
Blue (Hot Cup Records, 2014)

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3 risposte a la radio uabab #83

  1. Alessandro Ferrari scrive:

    Caro Borguez, che bella scoperta Benjamin Clementine… Però sentendoti parlare della sua carriera, mi è venuto in mente un piccolo appunto che spesso mi ritrovo a fare o che mi ritrovo spesso a pormi come domanda, non è una critica questa ovviamente, ma son curioso di sentire il tuo punto di vista…
    Andiamo indietro di qualche anno, prendo ad esempio uno dei miei gruppi preferiti: i Jethro Tull… Ecco, loro nel 1971 sfornavano uno dei più grandi dischi rock di tutti i tempi, Aqualung, ed erano poco più che vent’ enni e con alle spalle comunque altri 3 album di notevole qualità… Ma così è stato per tantissimi altri musicisti, tutti quei gruppi o cantanti che fiorivano a cavallo tra i 60 e i 70 erano appena maggiorenni… Ian Paice nei Deep Purple credo che avesse 16 anni nei primissi dischi…
    Quindi dico, Benjamin giustamente è giovane, però spesso ci si soprende quasi che uno di 26 anni esordisca così, ma se ci pensiamo qualche decennio fà era quasi la norma. Son cambiati i tempi? Rientriamo così anche negli argomenti statistici sui trent’ enni ancora a casa con i genitori?
    Premetto che Benjamin ha la mia stessa età, son dell’ 88 anche io e ribadisco che la mia non è una critica, però appunto la cosa mi fa pensare.
    Ho voluto fare l’ esempio dei Jethro per i quali son particolarmente affezionato, ma potrei farlo per tantissimi e tantissimi altri gruppi. Bob Dylan, Cat Stevens, Genesis, Led Zeppelin, Peter Hammil (la voce forse più bella per me)…
    E soprattutto e qui invece sì che si sveglia la mia vena critica (ma non nei tuoi confronti) mi da fastidio quando esce un disco, magari pseudo-underground-indipendente in cui qualche giovane che magari comunque i vent’ anni li ha passati da un po’, di musica godibile ma per niente originale (il revival new wave per me è quanto di più urticante ci sia ultimamente, e spesso non si vanno nemmeno ad ascoltare gli ORIGINALI) e si grida alla stella nascente e le pecche e la poca originalità e personalità viene giustificata dall’ età. No, non è così, la personalità o ce l’ hai o non ce l’ hai, puoi magari risentire This Was ora tornando ai Jethro e trovarlo più “acerbo” rispetto ai dischi futuri, ma c’ era già talento e gran personalità da vendere ed erano diciottenni… Quindi i tempi son cambiati, ma nella musica spesso conta proprio un esordio, è lì che vedi cos’ ha da dire quella personalità… Benjamin rientra in questa categoria, grande grandissima personalità e originalità, e che voce!!! Sebbene non mi sorprenderei dei suoi 26 anni, a poco più di quest’età Ian Anderson si stava già interrogando se fosse “troppo vecchio per il rock’n’roll”…

    Spero d’ essermi spiegato e mi scuso per qualche refuso grammaticale, ma ho scritto di getto.

    Un abbraccio e grazie come sempre per la musica che ci regali.

    Alessandro

    • borguez scrive:

      Caro Alessandro,
      grazie come sempre per l’ascolto (attento e consapevole) e per l’attenzione.
      in realtà mi stavo accingendo a risponderti che non avevo granché da aggiungere a quanto hai detto tu, ma ci sono due elementi che non hai menzionato e che credo completino il quadro che hai tratteggiato.
      il primo è l’industria discografica: a quel tempo (diciamo dalla creazione del fenomeno r’n’r, fine ’50, ai ’60 e inizio ’70) la “verginità” dell’industria discografica si estrinsecava nel coraggio e nel rischio di gettarsi in imprese che producevano senso, bellezza e pure denaro. il campo era sgombro (vergine, appunto) e tutto pareva di fronte, a venire, da scoprire. per questo, io credo, si incoraggiava lo spirito irrequieto e talentuoso di questi giovanissimi virgulti che hanno fatto la storia della musica. oggi l’industria discografica pare una vecchia battona che pretende di farsi pagare cifre con parecchi zeri per prestazioni vecchie e stanche, già viste e soprattutto che ciascuno sa procurarsi da sé.
      il fenomeno Clementine diventa così paradigmatico: lui è davvero talentuoso e bravo (chissà quanti ce ne sono là fuori?) ma ha dietro un managment che lo vuol fare immediatamente personaggio da copertina e da vetrina (mi hanno detto di averlo visto in tv dal povero Fabio Fazio: e questo a casa mia è un segnale). per questo mi preoccupavo e speravo che il ragazzo riuscisse a svincolarsi dalle grinfie della vecchia meretrice e trovasse una via diversa a quella del mainstream: ne gioverebbe la sua arte e le sue canzoni (credo).
      il secondo elemento è la linearità della storia della musica: univoca, irreversibile e difficilmente riproponibile. tu fai notare come i revival siano abbastanza tristi (concordo) ma servono a pestare un terreno noto che un tempo ha portato tanta fortuna a tanti (ai musicisti, alla storia della musica e pure ai discografici).
      un mia amico di Duluth, che citi pure tu, diceva 50 anni addietro che i tempi stavano per cambiare: aveva ragione da vendere e aggiungerei che non smetteranno di cambiare mai. abbiamo bisogno di essere curiosi, sperimentare, trovare altre possibilità e continuare ad ascoltare.
      insomma chi si ferma è un poco perduto.
      non sono certo di averti risposto, ma come dicevo sono abbastanza d’accordo con te e non credo dovessi convincerti di altro.
      grazie sempre per le tue parole e l’attenzione
      a presto

      • Alessandro Ferrari scrive:

        Quindi in effetti diciamo che possiamo dire in maniera abbastanza argomentata che fondamentalmente son fenomeni dei tempi… Ed effettivamente questa verginità persa e anche tanti altri mezzi nuovi fanno cambiare i ritmi discografici…
        Per alcuni versi anche oggi chiunque, anche di giovanissima età, potrebbero farsi notare in internet ad esempio, cosa che ha del pregio ma anche tanti tanti problemi. Nell’ altro caso però le case discografiche probabilmente si “svegliano” tardi per artisti d’ un certo calibro. Tralasciando ovviamente i fenomeni commerciali alla Justin Bieber che a noi non interessano.
        Speriamo davvero che Benjamin si mantenga sulla giusta linea, il termine “pop” va rivalutato e ripensato (vedi Area) e appunto Clementine potrebbe esserne testimonianza… Certo vederlo da Fazio mi fa preoccupare da un lato, ma il disco non cede a compromessi secondo me, e ha grande personalità, non ci resta che sperare che Benjamin continui su questa strada, o anche oltre: ne avrebbe tutte le potenzialità!

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