Marco Aime Timbuctu

questa volta si parla di libri, di un solo libro, e si inaugura senza celebrazioni una rubrica che, senza fantasia, chiamerò Libercoli! si parla di un libro scovato in biblioteca cercando altro e per questo assai benvenuto. un libro piccolo che sta giusto in mano, o in tasca, e di certo dentro qualche sacca da piccolo viaggio. un libro centellinato nell’agosto feroce di una città occidentale che rimanda paradossalmente ad una città assai più lontana, all’idea mitica che alberga nella sola evocazione della parola Timbuctu! perfetto pane e companatico per viaggiatori salgariani o esploratori immobili!

marco aime timbuctuMarco Aime Timbuctu (Bollati Boringhieri, 2008) è il reportage acuto ed attento di un antropologo curioso alle prese con l’idea di un viaggio possibile verso la città più distante per antonomasia. trappola e delizia dei paradigmi conoscitivi occidentali e imbuto rovesciato della conoscenza del mondo. Africa e non Africa assieme. città mitica, evocata e immaginata.
Marco Aime le si avvicina per diverse strade: per le vie sabbiose che conducono alle periferie incerte di una città avvolta dal deserto, attraverso le piste degli antichi esploratori che ne fecero trofeo e miraggio, negli incontri con i suoi abitanti e nella rilettura attenta di saggi antropologici sui concetti astrusi del turismo odierno. analisi attenta dei suoi tesori (quelli reali contro quelli immaginati) e delle prospettive possibili di un fututo incerto.

rimango dell’idea che i libri non si raccontino, tutt’al più li si può consigliare. ed è quello che sto facendo. 10 euro sono il biglietto per un viaggio inatteso verso una terra che sto cercando di indagare, il confine del Mali con il Sahel, la terra dove è nato un suono che continua a viaggiare nonostante le difficoltà e l’indifferenza. viaggio, il mio, immobile e immaginifico, alimentato dallo stesso sogno mirabolante che guidò esploratori e tuareg verso un luogo mitico (nella reale accezione del termine).

Per qualche persona, quando dici Timbuctu è come dire “la fine del mondo”, ma non è vero. Io vengo da Timbuctu e posso dirvi che siamo proprio nel cuore del mondo. (Ali Farka Touré, Talking Timbuktu)

Timbuctu è il recto e il verso, lo specchio che si deforma e si impolvera nel quale l’occidente fatica a riconoscere una possibile fisionomia, Timbuctu araba, ebrea e mediterranea, Timbuctu Sodoma, Eldorado e Gomorra dei tempi che si aggrovigliano.
Marco Aime ne ha parlato diffusamente (qui e qui) al Premio Chatwin (e dove altrimenti?) e saggiamente a lui lascerei ulteriori parole.
e, per chi vorrà, l’augurio di un buon viaggio!

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0 risposte a Marco Aime Timbuctu

  1. alice scrive:

    Marco Ama Timbuctu.

  2. borguez scrive:

    un’ulteriore produzione di senso inattesa.
    ne sarebbe certo fiero Stefano Bartezzaghi di cui ho letto qualche volume precedentemente a questo. lui avrebbe sicuramente trovato il nome a questo gioco involontario, duplice e assai gradito.
    piacevole inconveniente.
    grazie dell’annotazione!

  3. SigurRos82 scrive:

    Se non avessi studiato psicologia probabilmente avrei scelto antropologia. E questo libro mi intriga, così come l’argomento della mitica Timbuctu. Grazie della segnalazione, farò il possibile per trovarlo 🙂

  4. Guess scrive:

    un'ulteriore produzione di senso inattesa.
    ne sarebbe certo fiero Stefano Bartezzaghi di cui ho letto qualche volume precedentemente a questo. lui avrebbe sicuramente trovato il nome a questo gioco involontario, duplice e assai gradito.
    piacevole inconveniente.
    grazie dell'annotazione!;. All the best!!

  5. anna scrive:

    grazie anche per il tuo commento sul mio blog!
    Buona srada!

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