Radian & Howe Gelb
Radian Verses Howe Gelb

qualche anno addietro, chiudendo un articolo a proposito di un disco “spagnolo” di Howe Gelb, mi auguravo che il nostro eroe, nel suo perpetuo girovagare, trovasse prima o poi la via per giungere in Africa. era un augurio plausibile e verosimile considerando la natura errabonda di Gelb, capace ancora di incontrare e mescolare il proprio spirito con i viandanti incrociati sul cammino.
forse il mio auspicio non ha sortito esattamente l’effetto voluto, forse un aereo preso per sbaglio o un dirottamento, o magari uno di quei deragliamenti che capitano nella vita di chiunque: fatto sta che Howe Gelb è giunto a Vienna e lì ha condiviso parte del suo percorso (artistico) con il trio dei RadianMartin BrandlmayrJohn NormanMartin Siewert (dal 2011 a sostituire Stefan Nemeth) attivi sin dal 1998, frequentando etichette importanti come la Mego o la Thrill Jockey, attendevano forse un pastore peripatetico che conducesse il loro cammino fuori da brumosi boschi di vaga indifferenza.

Radian_Verses_Howe_Gelb-02sì, perché a questo incontro il trio Radian si è preparato per quasi due anni, mettendo a punto un volume di materiale sonoro vario, grezzo e fertile. un conglomerato organico di elettronica, elettroacustica e rumoristica varia che attendeva un artigiano sapiente per ricavarne un Pinocchio (Lucignolo?) vivo e scalciante.
nello spazio di quattro giorni, tanto è durato il soggiorno viennese dell’uomo di Tucson, la presenza in studio di Gelb ha sparigliato le carte e aggiunto assi al mazzo, inventanto, sovvertendo e disseminando le spore di una forma canzone che si è fatta spuria. per poi uscirsene con la dichiarazione (a discolparsi come un monello): “This is a Radian album. I’m only living in it”.

Digifile-rr001-RZ.indd

Radian Verses Howe Gelb (Radian Release/Trost Records, 2014) è uno di quei dischi imprendibili ed indefinibili che piacciono assai dalle mie parti: l’unica forma identitaria riconoscibile è una forma canzone spogliata di qualsiasi appeal pop, disossata dello scheletro della grande american song e gettata in pasto agli assalti affamati della sperimentazione elettro(spazio)acustica. molecular music la definì Gelb parecchi anni addietro quando gli capitò di ascoltare i Radian ad un festival al quale entrambi apparvero in cartellone, molecolare e apparentemente in bilico fra sintetico ed organico, materiale di origine ignota, ma funzionale all’ennesima trasformazione di Gelb.
perché una qualche forma di aggettivazione bisognerà trovarla per questa capacità camaleontica di Howe Gelb di scartare dal suo tragitto, senza ragioni apparenti, per poi ritrovarsi mutato e paradossalmente più riconoscibile di prima. un modo di portarsi appresso un mondo senza la gravità del fardello e sempre pronto a mescolarsi con l’ignoto senza nascondersi o soverchiare. nel vecchio articolo che citavo (mi si perdoni) lo paragonavo a certi capi famiglia rom capaci di non perdere il proprio carattere e la propria dignità sebbene le maree delle perfidie umane li sballottassero agli angoli della storia.
l’Africa continua ad attendere.
buon ascolto

Questa voce è stata pubblicata in 2014. Contrassegna il permalink.

Una risposta a Radian & Howe Gelb
Radian Verses Howe Gelb

Rispondi a borguez Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.