una mostra, un libro e qualcosa d'altro…

dalle mie parti (in terra di Romagna) alcuni sparuti anziani, padroneggiando l’idioma dialettale, usano una bella espressione per ingigantire ciò che stanno per narrare, per dargli peso e veridicità, e quel tocco di onirico che ha il dialetto… è ancora al mondo chi lo racconta! riporto la frase in italiano per renderla comprensibile ai più, ma i romagnoli sapranno sottotitolarla a dovere.
e dunque prendo a prestito la frase per cercare di fare ordine in una vicenda che va ingarbugliandosi.
parto da qui. è ancora al mondo chi Fabrizio De André lo ha visto, lo ha conosciuto, ha lavorato con lui, lo ha amato o odiato, chi ha assistito ai suoi concerti e chi è cresciuto con i suoi dischi. è ancora in grado di raccontare chi lo ha visto passare, chi bere, chi fumare, chi abitare una terra o navigarla, chi gli ha fatto firmare una copertina e chi lo ha baciato. chi lo ha sequestrato. chi ha avuto la fortuna di discutere con lui e chi, da lui, di essere amato. insomma, è ancor al mondo chi lo racconta!

questo il preambolo. importante per cominciare a motivare perché una mostra come quella di Genova è, oltre che prematura, leggermente inutile. e credo sia bene dirlo. e dirlo dopo averla vista.

[youtube=http://it.youtube.com/watch?v=-W6gcoJt15w&eurl=http://www.viadelcampo.com/]

sono uscito con più domande di quante ne avessi entrando. per quali o quanti cantautori sono state organizzate mostre? lui l’avrebbe voluta? ha senso impostare in maniera visuale un’esposizione a proposito di qualcuno che affermava “preferisco leggere che vedere”? di qualcuno che volutamente ha disertatato telecamere e video? davvero Genova non poteva fare meglio? o altro? qualcuno ha bisogno di una gomma per cancellare o di segnalibro con la sua firma sopra?
domande eluse alle quali mi rispondo a labbra strette.
Alice, che era con me, ha resistito assai meno e se ne è uscita per imbattersi in una libreria e in particolar modo in uno dei tanti volumi che in questi anni hanno cercato di carpire la parabola del cantautore. incontro fortunato direi.
Una Goccia di Splendore Un’autobiografia per parole e immagini a cura di Guido Harari (Rizzoli) è un corposo e succulento volume che contiene quanto di più bello ho visto alla mostra. e molto di più. ma soprattutto contiene le parole di Fabrizio De Andrè raccolte nei suoi anni di carriera, estrapolate da interviste, da appunti e da discorsi. le parole vere. quelle in cui racconta davvero la sua vita, i suoi ricordi e un poco dei suoi segreti. è stato realizzato da Guido Harari in collaborazione con la Fondazione De André e con il Centro Studi presso l’Università di Siena (così come la mostra, è bene dirlo lasciando sorgere strani dubbi) e riproduce fotografie mai viste che la mostra non si è degnata di esporre preferendo, per esempio, una Sala dei Tarocchi che rasenta ridicolo e inutilità.
quindi potrei concludere questi ragionamenti (tediosi, mi rendo conto) suggerendo di acquistare il libro e disertare la mostra. ma sarebbe un errore perché all’ingresso e all’uscita del Palazzo Ducale rimane pur sempre lo splendore e la densità torbida di Genova. città dal ventre molle e dal cesareo fresco, città femmina e liquida, vaginale. nei suoi vicoli ancora facce de mandillä, ancora odori, ancora mare scuro che si muove anche di notte e non sta fermo mai (mutuando da altro poeta).
me ne ritorno con la convinzione (che va ingigantendosi) che Fabrizio De Andrè divenga ogni giorno di più imprendibile. per indole, per natura e per volontaria solitudine. imprendibile come ogni vicenda umana. ma se si volesse caparbiamente iniziare a cercare si potrebbe davvero cominciare dalle pagine di quel libro o dai gradini d’uscita di quella mostra.

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0 risposte a una mostra, un libro e qualcosa d'altro…

  1. alice scrive:

    schhhhhhhhh (pare un ordine tedesco scritto così, invece è silenzio che passa)
    questo post è invecchiato
    la cifra 10 che ci allontana da te si sta già dimenticando
    e anche le celebrazioni, vedrai, non sono fatte per te
    non rimarranno
    tu eccoti
    ti leggo in questo libro che mi parla del tuo essere uomo
    davvero, meglio esserci lasciati che non esserci mai incontrati

  2. Costantino Spineti scrive:

    …Bene…Benone…Benissimo… Bendetto e Benedetto

    Carissimi borguez e alice,dopo quello che avete detto entrambi,d’ora in avanti,ogni volta che sentirò,che leggerò,o che penserò Fabrizio De Andrè…mi torneranno in mente anche le vostre affermazioni…così nette…precise…direi anche…sì…sardonicamente esatte.

    Parole senza dubbio scritte e pensate col cuore nelle mani ,mentre pensa…a tutte le fibrillazioni…ai rallentamenti e ai tuffi che Fabrizio De Andrè gli ha fatto fare finora…

    …Ma non rammarichiamoci troppo se questo mondo…così “modernamente ignorante” non ci riesce proprio a descrivere l’animo di un poeta come Fabrizio De Andrè…e poi sono sicuro che a Faber non interessava proprio farsi descrivere da certa gente…

    …Mi viene in mente questo in do maggiore…

    …Eppoi non m’interessa…
    …Di essere Bendetto e Benedetto…

    …’I sò ‘ltempo che passa…
    …Io son Maldetto e Maledetto…

    …Grazie delle vostre belle parole….Grazie.

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