"fortune teller" benny spellman

come nelle migliori storie, il tragitto è circolare” (diego, the pulpit)

ed è vero eccome, e in più il cerchio è bello grande, con un diametro di 20 anni. ma si dovrebbe provare a far cominciare la storia dal principio. c’era una volta, oppure c’era un ragazzo che come me amava un meraviglioso rock club che si chiamava slego. erano i difficili anni ottanta e anche i miei 17 anni non parevano l’età più semplice, ma c’era una sete di musica insaziabile, c’era una voglia di ballare e di identificarsi in qualche maniera, di riconoscersi e ritrovarsi in mezzo ad altri ammalati del medesimo male. e lo slego era il nostro tempio, il nostro sanatorio e la meta dei nostri desideri. officiava il sabato sera e curava le nostre frenesie. e io ballavo, fino allo sfinimento, fino a quando non si accendeva l’orologio immenso appiccicato al soffitto, ma fino ad allora ballavo… e quando era il momento del northern soul e del beat, non mi risparmiavo di certo. di tanta musica ascoltata e sudata però, un brano più di tutti è rimasto nella mia memoria, un brano soul che era balsamo per le orecchie e delizia per la danza.

Went to the fortune teller
To have my fortune read
I didn’t what to tell her
I had a dizzy feeling in my head

Said she’d take a look at my palm
Said “Son do you feel kind of warm?”
And she looked into her crystal ball
Said “You’re in love.”

ma non ne conoscevo l’autore e neppure il titolo, ma lo ballavo. pensavo in realtà che si intitolasse you’re in love e sono sempre stato troppo timido per chiederlo al dj e comunque allora non sapevo che mi si sarebbe così conficcato nella memoria e che mi avrebbe tormentato negli anni a venire. poi arrivò internet e la risposta a tutte le nostre domande o curiosità. ma provate a cercare una canzone che ha la parola love nel titolo… molto peggio del celeberrimo ago nel pagliaio. e allora provai a chiedere ad amici o conoscenti, a canticchiarla stonato a tutti coloro che avrebbero potuto ricordarla. niente da fare!

Said it could not be so,
Not with all the girls I know.
Said when the next one arrives
Looking into her eyes.

I left there in a hurry
Much to my big surprise
The next thing I discovered
The fortune teller told me lies

fino a quando qualche giorno fa, un amico mi presta alcuni dischi per dare seguito al nostro infinito scambio culturale. barbara dal vivo all’olympia, vinicius de moraes e la cantata rossa per tall el zaatar, john renbourn, monk e un cofanetto commemorativo di due etichette r’n’b di new orleans, la minit e la istant. decido di ascoltare quest’ultimo mentre lavo i piatti. bellissimo… almeno fino alla traccia numero dieci del primo disco. sento le prime note e mi blocco come vittima di un incantesimo. eccolo! ecco fortune teller di benny spellman!

So I ran back to that woman
Mad as I could be
Told her I didn’t see nobody
How she made a fool out of me

At last something shook me
As if it came down from above
And now the fortune teller
And I fell in love

et voilà! sembra dire benny spellman nato a pensacola nel ’31, eccomi! carriera minore culminata con un singolo all’inizio degli anni ’60, Lipstick Traces (On A Cigarette) e da una b-side dal titolo di Fortune Teller, scritta da Naomi Neville e arrangiata e prodotta da Alain Toussaint (come se non bastasse!). qualche anno più tardi la incideranno anche i Rolling Stones. qualche informazione su di lui è facilmente reperibile in rete, e a dire il vero non c’è troppo da sapere, il brano è ora in mio possesso e non lesinerò di farlo ascoltare a chi lo vorrà… quello che diviene intrigante e che il nostro, abbandonata la carriera di musicista verso la fine degli anni ’60, ha intrapreso la carriera di public relations executive per una ditta americana produttrice di birra… la Miller!

…ma questa sembra già un’altra storia!

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…ci vuole pazienza!

nell’aprile del 2005, alla notizia sin troppo annunciata della morte del papa, insieme ad un sentimento di pietà umana, mi venne istintivo andare a ritrovare una vecchia vignetta di andrea pazienza e inviare una mail ad alcuni amici…

…oggi, che le meravigliose vicende dei nostri politicanti mi suscitano sentimenti al limite dello sdegno, mi armo ulteriormente di santo pazienza e rispolvero un’altra vecchia vignetta del caro andrea…

pertini1.jpg
…Sandro Pertini!

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if you tube…

YouTube è incredibile!

…quando chris me lo disse non gli credetti subito. allora ero dotato di un vecchio pc che funzionava male, e soprattutto vedevo i video linkati a scatti. venivano caricati con una lentezza estenuante. non avevo i plug-in (?)! non mi parve questa grande meraviglia. inoltre il mio lungo periodo di disintossicazione dal televisore stava producendo frutti inattesi, mi pareva di rubare tempo al mio stesso tempo, attimi che riempivo comunque di inutilità, ma mi parevano comunque guadagnati, strappati da un flusso di inebetismo e rincoglionimento progressivo. pensavo che in fondo spegnere il televisore per guardarlo sullo schermo del pc non fosse proprio ciò che volevo ottenere.

adesso è giunto questo lussurioso macbook, e youtube si vede bene, pure troppo. è che si vede un po’ troppo… nel senso che fatico a smettere di guardarlo. la curiosità si nutre di se stessa e ti conduce in tunnel (tubi?) di visioni successive, inesauribili catene di video che si susseguono seguendo il filo di un discorso intrinseco, involontario e solo apparentemente governato dalle mie scelte. scopro di poter vedere (rivedere?) josephine baker e carlos gardel, i fratelli lumiere e chaplin insieme a keaton nel 1922! spezzoni, brandelli o corti che pensavo non esistessero neppure! e l’apparente onnipotenza di tutto questo scaturisce dalla facoltà di poter scegliere! non c’è un telecomando… o meglio esiste, ma sembra quasi che abbia infiniti pulsanti!

ho sempre pensato che la mia generazione e di certo quelle seguenti siano nate e cresciute di fronte ad un televisore acceso. nostro malgrado dentro quello schermo abbiamo visto succedere molte più cose di quanto avremmo mai voluto e creduto. le comiche e i cartoni, alfredino rampi e l’attentato al papa, le br e ilona staller, campioni del mondo (1982) e domenica in, i quiz e le ballerine, sanremo e 90° minuto, da andreotti fino a berlusconi e via di seguito fino alle torri gemelle! una specie di invasione lenta delle nostre coscienze, una metastasi devastante che ci ha omologato e insegnato cose che non avremmo voluto sapere, fatto sognare cose di cui non avremmo mai avuto bisogno…

ma mentre il televisore ci imbottiva gli occhi, proliferava a dismisura tutto ciò che il televisore ci escludeva, tutto ciò che non ci avrebbe mai fatto vedere, ma che pure esisteva. ritagli, immagini rubate, archivi privati e tutto che avreste sempre voluto vedere e non avete mai osato aprire gli occhi. certo che lo so che la maggior parte di quei filmati e infinitamente peggio della stessa televisione, è imitazione bieca e stupidaggine indotta, ma credo ognuno si meriti ciò che si vuol meritare e qui non c’è audience o indici d’ascolto e ciò che io guardo non riguarda ciò che tu guardi…

mi stancherò, ne sono certo, ma non ora… non ora che sto ragionando sul fatto che all’isola di wight non ci potrei esser stato per ragioni anagrafiche, non sarei potuto essere fra quei seicentomila ad ascoltare silenzioso le meraviglie di un poeta canadese…

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=Zqu3U05tkAw]

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tu m'en auras fait faire des conneries…

SERGE GAINSBOURG Histoire de Melody Nelson

1971, 7 canzoni, 28 minuti, etichetta polydor. fra i primi concept albums della musica rock, una lunga suite per archi, tastiere, basso, chitarra e batteria… e poi cori e la voce (quella voce) di serge gainsbourg e di jane birkin. una storia torbida da sussurrare, la storia di un incidente fra una rolls e una bici, dell’incontro fra un uomo adulto ed una lolita di 14 autunni e 15 estati. ben più scandaloso di je t’aine… moi non plus e nonostante questo inizialmente ignorato, il disco lentamente trova la sua dimensione in un suono scarno, quasi blues, una specie di controcanto al suono nero e soul dell’altra sponda atlantica. gainsbourg vs marvin gaye. ma sopra ogni altra cosa l’utilizzo di quegli archi così sublimamente arrangiati consacrarono alla definitiva modernità quel disco. notturno, onirico e suadente, torvo e dolce allo stesso tempo, strisciante e insinuante come la perdizione che si racconta, la storia avrà un epilogo inatteso dopo le vicende amorose, dopo gli urletti della birkin registrati furtivamente con un registratore posto sotto un letto…

un disco perfetto…

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=am69Ppp5LeA]

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love is free/free is love

love is real , real is love
love is feeling , feeling love
love is wanting to be loved

 

love is touch, touch is love
love is reaching, reaching love
love is asking to be loved

love is you
you and me
love is knowing
we can be

 

love is free, free is love
love is living, living love
love is needed to be loved

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=rCiU48jvZn0]

 

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non sarà facile ma sai, si muore un po' per poter vivere…

l’ho citata poco sopra (sotto nello specifico), blow up l’ha definita canzone italiana assoluta, io ho imparato a linkare un video, e considerando che certe domeniche mattine vanno allagate da cotanta melodia… non mi resta che proporla…

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=lKYpYaaBUCk]

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dopo le mie vicissitudini…

“dopo le mie vicissitudini

oggi ho ripreso con il mio blog,

dopo un periodo di solitudine

il macbook ecco qui tutto in fior…”

qualcosa deve pur esser accaduto, qualcosa di definitivo e nello stesso tempo assolutamente rigenerativo, rinfrancante e rincoglionente… un blog cancellato, lo stesso salvato e di nuovo un’altro tutto fiorito e profumato. hikari è stato il salvatore e gli debbo gratitudine, avrei forse voluto farla finita, ma le lusinghe stanano l’orso e dunque rieccoci a pigiare i polpastrelli timidi sopra tasti bianco latte, morbidi e rassicuranti come quelli di un macbook! tutto profuma, tutto pare croccante e appetitoso! ho compiuto il piccolo grande passo e sono entrato nel mondo apple, resto un perfetto imbecille informatico, ma mi do un tono con la mela morsicata e retroilluminata…

ho scomodato l’avvocato astigiano rubando l’incipit di una celeberrima canzone, e mi ritrovo mio malgrado a dover annotare l’uscita di un disco, del quale purtroppo non è del tutto incolpevole, che non esiterei a definire inutile! perchè lui finissimo poeta, grandissimo musicista e ancor più enorme arrangiatore da il benestare ad una operazione di coveraggio di nincuno benefizio? perchè permettere a caterina caselli e ai suoi avion travel di ritornare su brani pressochè perfetti, perchè concedere un benestare senile, una ulteriore lusinga tardiva e troppo in anticipo su qualunque visione postuma? il disco in questione s’intitola “danson metropoli – canzoni di paolo conte” e vede la supervisione e la copertina del maestro, nonchè la partecipazione di gianna nannini nel brano elisir (sic…)! c’è si un inedito, “il giudizio di paride”, ma completamente inadeguato a sorreggere il confronto con il resto del disco… dunque a questo punto mi chiedo: perchè non ripetere una vecchia e meravigliosa usanza e tornare a vestire gli umili e grandiosi panni dell’autore? volevo solo ricordare che il nostro scrisse canzonette come “azzurro”, “insieme a te non ci sto più” e “genova per noi”, probabilmente pilastri fondanti della musica italiana tutta!

come non perdonarlo….

nella foto: un kazoo

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da che cosa (mi chiedo) mi cerco

sanguinetida qualche tempo sento spesso ricordare il nome di Edoardo Sanguineti. lo sento nominare a proposito di eventuali candidature politiche, per sue affermazioni relative a non so cosa o a sue uscite pubbliche che continuano a riscuotere un caloroso interesse. fatico a mettere insieme informazioni più precise semplicemente perchè da qualche tempo sono uscito dal tunnel della tv e le mie fonti appaiono diverse e disordinate. ma di Sanguineti non si può non amare quel volto alla Marty Feldman, quel viso misteriosamente simpatico e così fuori sincrono con la sua grandissima letteratura. ricordo molti anni fa rimasi sbalordito dalle sue opere, da quell’avanguardia che mi pareva fuggita per sempre e impossibile da raggiungere. a rileggerlo oggi pare, come tutti i grandi, che avesse compreso anzitempo le follie a cui andava incontro il linguaggio. consigliato prima che se lo mangino i coccodrilli!

da che cosa (mi chiedo) mi cerco che mi scappo, così scappando, galoppando, sempre?
da me, lo so: (dal mio essere morto): (un molle morto): (scappo da una mia mala morte):
(che non è mica che mi insegue, poi): (e che non è che mi sta già alle spalle, adesso, probabilmente, nemmeno):
scappo dalla mia vita: (da te, cioè, che sei tu, la mia vita):
(se tutto questo ha così poco senso, che farci, allora?): scappo in me, scappo in te:
nel mondo tuo, nel mio: (io che ho pensato, persino, una volta, che dalla vita, ho avuto tutto, avendo avuto te):
quando si arriva, c’è un grido: si dice tana: (è la fine, sul serio):

(agosto, 1996)

Edoardo Sanguineti, Cose, Tullio Pironti Editore 1999

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woke on a whaleheart

smog2.jpgcome un cenerentolo invecchiato ed imbolsito me ne vado fischiettando che i sogni son desideri di felicità, e ciò che avevo timidamente sperato e ipotizzato sembra si sia miracolosamente (?) realizzato. non sarà un novello crooner e non sarà un’orchestra a supportarlo, ma il nuovo avanza e la notizia e più vera che mai.
non ci resta che attendere la primavera, lo sbocciare di nuovi fiori, di nuovi amori e il frascasso che fanno i cuori…

l’ombra sulla staccionata e l’autrice della foto sono la stessa persona… joanna newsom, appunto!

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l'ipotesi che vacilla

a gennaio fioccano le classifiche e le valutazioni dell’anno appena concluso, e dunque raffronti e confronti, omissioni e solite valutazioni contestabili. ma per una volta vorrei giocare d’anticipo, tentare un’ipotesi al buio, a tentoni nel futuro possibile dei miei desideri. e dunque ecco la lista dei dieci dischi che vorrei ascoltare quest’anno…
bill callahan with a strings orchestra… e giunto il momento che quella voce così sexy calchi i palcoscenici della classicità, che qualcuno gli cucia addosso un pugno di torch songs da cantarsi con voce da crooner, come avrebbe fatto il miglior johnny hartman o il sinatra più indecente.
billie holiday and the duke… da una bobina tenuta nascosta non so dove e non so per quanto, qualcuno (furbescamente) ritrova le registrazioni di un mattino di primavera del ’54 a manhattan, dove ellington and lady day si incontrarono e piacevolmente si accompagnarono a vicenda fra le finestre aperte alla luce del sole, fra cinguettii e schiamazzi di bambini.
leonard cohen prodotto da rick rubin… un’operazione non dissimile da quella meraviglia che è l’esperienza con cash, qualcosa come ascoltarlo da vicino, attorno ad un tavolo con pane e salame e bottiglie di vino quasi vuote, dentro il mistero di quelle ballate e di quella voce.
will oldham duets… dieci ballate eseguite im meravigliosi duetti muliebri con altrettante piccole o grandi regine. erykha badu, marianne faithfull, pj harvey, joanna newsom, cocorosie, joni mitchell, charlotte gainsbourg, sade, oumou sangare e dolly parton.
jimmy giuffre 3 (1961) outtakes… ritrovato il terzo disco che si credeva perduto delle storiche incisioni riedite dall’ecm. swallow al basso, bley al piano e jimmy giuffre ai confini della sperimentazione! dopo fusion e thesis questo si potrebbe chiamare… limits!
brian eno che produce i radiohead… il gruppo abbandona i beat frenetici e i suoni elettronici e riprende in mano le maniere acustiche per dar seguito ai dischi proto ambient degli anni settanta del producer… songd and music for the desert!
byrne/veloso/cooder/lindsay… 4 menti, otto mani e il viaggio dentro la musica brasiliana può cominciare. giù in profondità attraverso la vastità di quel paese e dentro le radici di quella musica, come un’onda che rimbalzi fra africa e latinoamerica!
boubacar ‘karkar’ traorè… il nuovo disco dell’ultimo grande cantore del mali. commuovente come lo furono le litanie per la moglie scomparsa, profondo come il suono gigantesco del continente. nell’attesa consiglio, come minimo, di riascoltare i vecchi dischi!
lou reed e john cale… dopo il capolavoro enorme che fu songs for drella, i due ritornano insieme per rileggere alcuni classici della canzone americana. porter, carmichael, berlin e mercer e hart fino a giungere a randy newman, waits e dylan!
… l’ultimo disco vorrei davvero fosse quello che proprio non mi aspettavo e che neppure osavo immaginare!

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