Mike Cooper
White Shadows In The South Seas

nel lasso di tempo intercorso fra la realizzazione di Rayon Hula (era il 2004) ed il concepimento di questo White Shadows In The South Seas (in imminente uscita) l’aggettivo hypnagogic ha fatto in tempo a manifestarsi, sedimentarsi e, al fine, diventare suo malgrado genere benché tentare di definirlo sia ancora esercizio più da equilibristi della parola che da critici. Mike Cooper (perché è di lui che ritorno lietamente a parlare) non credo che avesse in mente quell’aggettivo quando realizzò quel disco straordinario (di cui ebbi già a dire) affogato nei sogni e nei suoni oceanici; se proprio si volesse dare dell’hypnagogico al mondo di Mike Cooper è bene ricordare che lo era assai prima che David Keenan coniasse il termine e che, con buona probabilità, continuerà ad esserlo quando tutti si volteranno altrove rimirando l’ennesimo dito che indica la luna.
nonostante questo il sito dell’etichetta australiana Room40 (che pubblica entrambi i dischi) non esita a definire questo nuovo lavoro “the follow up to Mike Cooper’s now legendary hypnogogic oceanic dream Rayon Hula”. li perdoniamo perché il materiale che hanno per le mani è pur sempre straordinario e pure perché vendere dischi resta ancora lo scopo ultimo di un’etichetta discografica.
ma per nostra fortuna Mike Cooper è già altrove sebbene non si sia spostato da dove sempre è rimasto: il suo sogno oceanico procede, il suo incedere Pacifico frutta ancora suoni e suggestioni.

White Shadows In The South Seas (Room40, 2013) prende in realtà le mosse dalla sonorizzazione da parte di Cooper di una vecchia pellicola del 1928 diretta da W. S. Van Dyke e Robert Flaherty ambientata nelle Isole Marchesi, pensata alle Samoa e filmata a Tahiti e che porta il medesimo titolo (sul sito personale del chitarrista maggiori dettagli ed una brano del film). l’instancabile curiosità ed attrazione di Cooper per quelle terre (per quelle acque) non conosce soste; il suo studio è assiduo e meticoloso, i suoi viaggi frequenti. ma per nostra fortuna invece di saggi da rivista scientifica il nostro amato Mike Cooper ci restituisce cartoline sonore sognanti, marchingegni ornitologici tascabili, delizie liquide dense di torpore e di esotismo.
per chi conosce e ama Rayon Hula non dovrebbero necessitare ulteriori spiegazioni, se non che in questo nuovo disco si innalza e si rimarca leggermente la componente ritmica, ma non siamo lontani  da quegli stessi paesaggi che già descrissi. a chi non lo conoscesse giunga la mia invidia per la loro emozione di raggiungere un luogo inesplorato!
non è un seguito, non può esserlo in quanto il flusso improvvisativo di Cooper non conosce stanchezza, principio e neppure epilogo: gli basta qualche registrazione forestale, alcuni aggeggi elettronici sobri e la sua straordinaria chitarra processata per condurre laddove nessuno è mai stato, verso suoni percepiti nelle vacanze oniriche di chi si è appisolato sognando di sognare un sogno di una possibile Oceania. se poi lo si vuole chiamare hypnagogico lo si pùo fare, ma per me resta sempre e solo la meravigliosa musica di Mike Cooper.
buon ascolto

Questa voce è stata pubblicata in 2013. Contrassegna il permalink.

Una risposta a Mike Cooper
White Shadows In The South Seas

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.