The Creole Choir of Cuba Tande-La

The Creole Choir of Cuba
Tande-La
(Real World, 2010)
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17 risposte a The Creole Choir of Cuba Tande-La

  1. SigurRos82 scrive:

    Questi sono fantastici, e fanno bene al cuore. Grazie borguez 🙂

    • borguez scrive:

      sono lieto che te ne sia accorta. li avevo ascoltati di sfuggita nelle notti di battiti e mi si erano appiccicati addosso come la felicità.
      mi pare assai strano che non compaiano in blog e siti che ben conosciamo: del resto confermano una tesi assai nota, ossia che la meraviglia è un poco più discosta da dove la si pretende di trovare.

      p.s. per un natale pagano e spirituale

      • Trickypau scrive:

        Ora cominciano ad essere un po’ troppi i pareri favorevoli per
        non prendere seriamente in considerazione il disco e passare al prelievo. Lo ammetto, avevo snobbato anche questo allegramente: i miei pregiudizi erano/sono per lo più legati al nome di un etichetta le cui poco convincenti e patinate produzioni degli ultimi anni mi hanno spesso indotto a prese di posizioni del tipo: va-de-retro! Ma, come insegna la scellerata politica di questo paese, si è sempre in tempo per cambiare idea. Indi vado al click! e ringrazio anticipatamente.

        • borguez scrive:

          il tuo pregiudizio non è privo di fondamento, ma, come ben sai, le regole vengono scardinate dalle eccezioni, e qui, a mio modesto parere, siamo di fronte ad una di codeste.
          credo si possa apprezzare per la sua autenticità, soprattutto da chi, come te, non è a digiuno di suoni del mondo.
          poi fammi sapere (se vuoi)

    • borguez scrive:

      confesso di avere avuto un imprinting primordiale con i dischi della Real World negli anni ’90 quando reperire musica del mondo era assai meno facile di ora.
      poi tutto è cambiato e, in effetti, l’etichetta del caro Gabriel ha preso una strada contestabile, ma le eccezioni come queste sono pur sempre liete.
      grazie

  2. SigurRos82 scrive:

    Domanda: ma gli Afro Celt Sound System sono della Real World? Perchè, incuriosita, ho ascoltato uno dei loro album più ‘famosi’ (non ricordo il titolo sinceramente), e non mi hanno detto granchè…O_o

    • borguez scrive:

      lo sono, sì.
      contravvenendo al mio precetto di non parlar male di musica che non amo (ma di relegarla semplicemente all’oblio e al disinteresse), ti dirò che loro sono il perfetto esempio di ciò che non può funzionare nella Real World. o che stona con il mio pensiero sulle musiche del mondo.
      e non farmi aggiungere altro.

      • Trickypau scrive:

        Quello che più mi entusiasma in questo disco sono gli intrecci vocali. Carne e spirito. Muscoli e cuore. Gospel Afro-Cubano 100% Gran disco, avevi ragione. Anche quando dicevi che ti sembra strano il fatto che non compaia nei blog come meriterebbe.

        Grazie Borguez!

  3. SigurRos82 scrive:

    Gospel afro-cubano davvero! 🙂

    @ borguez: meno male, pensavo di avere problemi di udito con gli ACSS, specie dopo averne letto le lodi in giro O_o Provo ad interpretare il tuo pensiero: world alla occidentale, buona per i documentari stile cartolina pre-stampata sul deserto del Sahara? 😉

    • borguez scrive:

      la storia di questo coro necessita pure la lettura in chiave creola. storia di doppia schiavitù di una cultura: prima dall’africa al continente americano e, successivamente, da questo all’isola di Cuba.
      il cantato in francese prende dignitose distanze dalla cultura cubana pur immergendosi in essa gloriosamente.
      definitivamente bello.

  4. odradek scrive:

    Grazie Borguez.
    Sottoscrivo le perplessità riguardo la RealWord, ma confermo quel che dicevi, riguardo le eccezioni, che sono più d’una. Tra quelle anche l’ottimo disco di Abdelli, linkato da SigurRos82 (il blog nel quale si trova il disco è uno dei migliori da tempo, in ambito “world”)
    Se vi capitasse di trovarlo suggerisco il disco del ’93 “En Mana Kuyoo” di Ayub Ogada , che conobbi personalmente una dozzina d’anni fa, dopo un suo concerto. Tra il pubblico c’era anche Mari Boine Persen ed insieme andammo a congratularci al termine del concerto, magico nella sua essenzialità. Non ho più avuto notizie di lui da allora e non mi risulta abbia più inciso. Un vero peccato.

    • Trickypau scrive:

      Anch’io ho amato molto il disco a cui ti riferisci. E poi, rimanendo in tema, come dimenticare l’ugandese Geofrey Oryema (il Leonard Cohen ugandese)? I suoi dischi dell’inizio degli anni Novanta sono dei piccoli capolavori (”Exile” in particolare mi piace molto).

      http://www.youtube.com/watch?v=e26rd8_V7b8

      Certo le produzioni di Gabriel, Eno & company sono spesso al limite dello stucchevole, ma quando non superano quel margine di tolleranza, riescono anche a dare buoni frutti e qualche gioiellino di equilibrio formale.

  5. odradek scrive:

    In verità Gabriel puntò molto su Oryema, decisamente più “commerciale” di un Ogada. Infatti , durante quella chiacchierata chiesi ad Ayub perchè il collega avesse già inciso 3 dischi con la RW e lui fosse rimasto al palo dopo il primo …. Mi rispose che era Gabriel a decidere e che lui non sapeva che farci: oltretutto aveva moglie e tre figli, la vita a Londra era troppo cara e forse avrebbe dovuto tornare in Africa. Avevo un negozio di dischi, all’epoca, e feci di tutto per promuovere il suo vecchio disco, anche proponendolo “decisamente” a chi mi chiedeva quelli di Oryema 😉

  6. Trickypau scrive:

    Quello che dici è molto triste. In ogni caso ho il cuore in pace, visto che acquistai sia i dischi di Oryema che quello di Ogada. E se non fosse stato messo al palo avrei preso anche i successivi. Mi sono fatto un giretto in rete e ho scoperto che esiste anche un suo disco del 2007 insieme ai Union Nowhere intitolato ”Tanguru”, disponibile (pare) solo in donwnload su iTunes (http://itunes.apple.com/it/album/tanguru/id218728981).

  7. borguez scrive:

    strane e piacevoli coincidenze.
    anch’io acquistai entrambi quei dischi e non nascondo una sincera predilezione per Ogada. la considerazione spontanea è che a quei tempi la Real World occupa una gran fetta del mercato di coloro che erano curiosi di suoni del mondo.
    non conoscevo i retroscena “produttivi” e i risvolti “sociali” della faccenda RW.
    quello che so è che c’è un disco da andare a scoprire (quello del 2007) e una storia (quella di un negozio di dischi) da ascoltare.

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